L'Olanda alias regno dei Paesi Bassi era nota come il paese dove tutti vanno in bicicletta (in neerlandese fiets) a cominciare dalla regina. È ancora così?
Dal 2013 sui Paesi Bassi non regna più una regina, ma un re, Guglielmo Alessandro, del quale non conosco le attitudini ciclistiche, ma questo è il meno. Il mio cicloviaggio nell'agosto 2017, nell'Olanda del sud, 16 anni dopo quella del 2001 ha evidenziato molte luci ma anche qualche grossa ombra.
In effetti pedalando per le città olandesi si incontrano grandi quantità di ciclisti come in pochi altri paesi. A Nimega e Rotterdam ci sono moltissime piste anche molto larghe, pavimentate in color rosso mattone e in ottimo stato, cosa particolarmente apprezzabile, visto lo stato di degrado in cui versano molte ciclabili in altri paesi.
Il sito Landelijk Fietsplatform, responsabile per la rete ciclabile olandese, vanta ben 32000 km di piste ciclabili, dei quali 4500 su itinerari di lunga distanza (LF-Route).
Da segnalare poi all'estremo Nord le isole dei ciclisti Vlieland e Schiermonnikoog.
Ma c'è un rovescio di questa medaglia: di fatto la maggior parte delle piste non sono più ciclabili, ma piuttosto motociclabili. Al confine l'Olanda si presenta con un inquietante segnale di pista [moto]ciclabile che ha nella metà superiore l'icona della motocicletta e solo nella metà inferiore quello della bicicletta. Già nel 2001 avevo riscontrato la presenza di ciclabili dove erano tollerati i motorini, ma da allora si è verificata un'inquietante evoluzione, e quel segnale blu trasmette il messaggio che le piste siano destinate alle moto prima che alle bici. Lo stesso concetto di pista ciclabile è stravolto: non più spazio dove i ciclisti possano pedalare in pace e al sicuro dai veicoli a motore, ma spazio dove i ciclisti sono ammessi in subordine alle moto.
È un po' come far entrare le volpi nel pollaio; facile immaginare che fine faranno i polli nel giro di qualche ora. Se per volpi e polli il tempo si misura in ore, per moto e bici in anni; nel 2017 a Nimega ho visto ancora più bici che moto ma già a Rotterdam si ha l'impressione che sulle piste corrano oramai più moto che bici; e non si tratta solo come nel 2001, di qualche sparuto motorino, ma di numerosi scooter lanciati a gran velocità.
Ci sono anche piste ciclabili riservate con la sola icona della bici di solito accanto a strade poco trafficate; ma ho constatato che di fatto i motociclisti, ormai sdoganati, corrono anche su queste residue ciclabili senza alcuna remora, segno che sanno di poterlo fare impunemente.
Insomma la domanda è: esistono ancora vere piste ciclabili riservate in Olanda?
Viceversa non ho mai visto in Olanda il segnale di pista ciclo-pedonale; solo qualche segnale per soli pedoni nelle aree pedonali nelle città.
Quale criterio c'è dietro questa politica? È la lobby delle moto a volersi appropriare delle ciclabili? O è piuttosto la lobby delle auto a voler sgomberare le strade da tutti i veicoli che possono intralciare il traffico automobilistico? L'impressione è che sia il secondo il fattore principale(*), infatti il segnale di ciclabile riservata appare solo in zone poco trafficate e viceversa si vedono segnali rossi che obbligano le moto a correre sulle ciclabili accanto alle strade trafficate. La maggior parte delle strade diventano quindi autostrade di fatto, dove solo le moto di grossa cilindrata possono correre. Comunque sia è la conferma dell'egemonia dell'automobile e del motore.
Il mito dell'Olanda paese ciclabile per eccellenza è insomma piuttosto offuscato. Usando il criterio del male minore si può dire che è pur sempre meglio coabitare con gli scooter che con TIR, auto e pullman, ma è appunto un male minore.
In altri paesi, compresa la Danimarca, ho riscontrato l'uso di tollerare le moto sulle ciclabili accanto a strade trafficate, ma mai nella misura vista in Olanda e in nessun paese avevo ancora visto quell'orribile, onnipresente segnale blu con la moto che sovrasta la bici.
Altro problema per il cicloviaggiatore è che nel paese dei mulini a vento ... vento e pioggia sono eventi piuttosto frequenti. Essenziale avere sempre pronte mantelline e protezioni impermeabili per i bagagli; ma poi questa è una regola valida per qualsiasi paese.
I ciclisti olandesi sembrano poi preferire il ruolo di ciclisti urbani a quello di ciclo-viaggiatori; rarissimo vederne in giro con borse e borsoni; forse anche per questo non ho trovato in Olanda traccia, non dico di bici-grill, ma neanche di aree di sosta con tavoli e panchine. Leggo di un progetto per le cosiddette LF-route percorsi a lunga distanza, forse nel mio viaggio me le sono perse, forse il mio Garmin le ignora per qualche motivo?
Gli itinerari sono ben segnalati, da frecce bianche e rosse, da segnali bianchi e verdi (vedi foto in alto a sinistra) che recano il numero di un itinerario specifico e da curiosi bassi cippi bianchi e rossi (vedi foto) che gli olandesi chiamano funghi. Tutti questi segnali sono numerati con un numero riportato sulle principali carte ciclabili: un'idea semplice e formidabile per rispondere senza dubbi alla classica domanda del cicloturista: "dove sono arrivato adesso?".
La Fietskaart van Nederland in 2 fogli è forse la migliore tra le carte ciclabili olandesi a grande scala. Carte più dettagliate si possono acquistare presso gli uffici del turismo (VVV), ma ormai l'uso dei navigatori GPS, soprattutto Garmin, in modalità ciclistica, rappresenta la scelta più comoda per il ciclista.
Una lista completa di itinerari ciclabili si può trovare nel sito (in lingua neerlandese) Landelijk Fietsplatform