N.B. Questa pagina si basa sui miei due viaggi in Danimarca: Amburgo-Copenaghen (agosto 2009) e Copenaghen-Berlino (luglio 2016) ed è quindi forzatamente limitata e incompleta.
La Danimarca gode in fatto di ciclabilità una fama paragonabile a quella dell'Olanda; in effetti a Copenaghen l'uso della bici è popolare quasi come ad Amsterdam, le piste ciclabili sono diffuse anche nel resto del paese, forse un po' meno che in Olanda ma in compenso sono molto ben segnalate.
La Danimarca è stato il primo paese ad aver introdotto nel 1993 un sistema unificato di segnaletica ciclabile: i cartelli sono sempre di colore blu, con scritte in bianco. Molti portano un numero che indica l'itinerario nel quale rientrano: se il numero è su fondo rosso si tratta di un itinerario nazionale (da 1 a 15), se è su fondo blu si tratta di itinerario regionale (se a due cifre) o locale (se a tre cifre); i cartelli senza numeri danno solo indicazioni locali. Nella foto a lato un esempio alla periferia sud di Copenhagen. Un esempio per tutti quei paesi dall'Italia alla Germania, all'Austria dove i segnali vengono apposti da autorità locali e organizzazioni varie e c'è quindi un vero caos di colori, formati, numerazioni.
Per la cartografia conviene ormai basarsi sui navigatori GPS e sulle mappe OSM (Open Street Map, scaricabili gratis dal web) o sui software GPS per tablet o smartphone che hanno cartografia migliore tanto maggiori sono le dimensioni del dispositivo, ma anche minore autonomia e minori funzioni rispetto ai navigatori veri e propri. Sempre più problematico trovare cartografia ciclabile; esiste un'ottima carta ciclabile al 500000 dell'intera Danimarca, la Cykelkort Danmark edita da Nordisk Korthandel.
Le principali strade danesi, nazionali e regionali hanno quasi sempre una corsia ciclabile laterale, a volte una vera e propria pista separata dalla strada motorizzata. Anche a Copenaghen moltissime strade hanno una pista ciclabile laterale compresa tra la strada e il marciapiede. Queste piste sono piuttosto ampie e in genere a senso unico, dato che il traffico ciclistico può essere anche molto intenso.
I ciclisti urbani di Copenhagen li ho trovati più disciplinati di quelli tedeschi o italiani, rispettano sempre il senso della pista ciclabile, alzano la mano quando si fermano, ma alcuni corrono a velocità elevata, e il cicloturista foresto deve fare attenzione a non fermarsi e rallentare, rischierebbe di essere travolto; è buona norma in caso di fermata seguire l'esempio dei ciclisti locali ed alzare la mano in modo visibile.
Un problema analogo a quello riscontrato in Olanda è la presenza (non frequente ma mi è capitato diverse volte) di motocicli su queste piste che sono sempre indicate con il classico segnale rotondo blu con il profilo della bicicletta, segnale che secondo il codice della strada dovrebbe indicare strada riservata alle biciclette e chiusa al traffico motorizzato. A quanto pare in Danimarca questo segnale include anche i motocicli, oppure si tratta di un abuso tollerato? Di certo il problema ha un impatto abbastanza limitato sulla circolazione dei ciclisti solo grazie al numero fortunatamente minimo di motocicli in confronto a quello delle bici. Mi pare comunque una tolleranza molto discutibile che rischia di snaturare l'idea stessa di pista ciclabile, anche solo un moderato aumento del numero di motocicli porterebbe alla morte delle piste ciclabili in quanto tali.