Nel suo libro The Costs of Economic Growth E. J. Mishan, più volte menzionato in questo sito, lamentava molto la perdita delle amenities a causa dell'invasione automobilistica. In effetti oggi ci siamo abituati a vedere tutte le città grandi o piccole ridotte a deposito di ferraglia metallica; quasi non ci si rende conto che strade e marciapiedi sono fatte per consentire il passaggio di persone e veicoli, non per essere adibite a parcheggio illimitato di rinoceronti metallici come sono ora.
Ma le strade e i marciapiedi cittadini sono ormai separati da file ininterrotte di auto parcheggiate, una bruttura e un ostacolo al tempo stesso. Basta osservare qualche foto delle città di cento anni fa per rendersi conto di questo. Oggi anche i paesi più piccoli anche i centri storici più ameni sono occupati in modo caotico da auto e moto parcheggiate ovunque, una metastasi di ferraglia che ha invaso ogni luogo, guastadno irrimediabilmente la bellezza dei luoghi. Ma l'uomo si abitua a tutto e così la maggior parte degli esseri umani si sono assuefatti a questa situazione; preoccupati solo di trovare un parcheggio, non vedono più nulla oltre il parabrezza della loro auto.
Anche località un tempo incantevoli, tipici esempi Sanremo e Rapallo hanno perso la loro bellezza e, complice anche l'altra grande sciagura delle seconde case, somigliano per la maggior parte ad anonimi quartieri perifefici
Dal Manifesto del Futurismo di F.T.Marinetti |
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Queste famose futuristiche affermazioni di Filippo Tommaso Marinetti inserite nel 1909 nel Manifesto del Futurismo, in buona parte fatte proprie dal fascismo, tutto teso a costruire le prime autostrade e a dare una Balilla a ogni italiano, e poi fatte ancor più proprie dal liberismo del dopoguerra, sono ora divenute verità di fede delle quali non è consentito dubitare; il culto dell'automobile è di fatto la nuova religione di stato e l'esaltazione parossistica della bellezza dell'automobile sembra essere uno dei principali doveri dei mass-media: non c'è concorso a premi che non abbia un'auto o una moto come primo premio, non passa settimana senza che si debba assistere all'esaltazione di qualche gran premio motoristico, o salone del motore o motorshow...
Pure se qualcuno aprisse gli occhi e svegliatosi da questo delirio si guardasse intorno, vedrebbe forse e finalmente in quale stato l'automobile e i motori abbiano ridotto il mondo in cui viviamo: colate di cemento e asfalto, autostrade, superstrade, parcheggi, garage, autosilos hanno letteralmente rubato bellezza naturale e deturpato il paesaggio un po' dovunque; e l'ininterrotto brulichio degli onnipresenti rinoceronti metallici completa in continuazione questa devastazione.
La bruttura del mondo in cui viviamo, l'invivibilità delle città e ormai anche delle cosidette località turistiche non meno infestate dai motori delle prime sono la conseguenza drammatica della motorizzazione di massa che è stata appunto anche furto di bellezza.
E come nella commedia di Ionesco, a forza di vivere in mezzo ai rinoceronti, a forza di ripetere che non si può vivere senza di essi, ci si è anche convinti della loro bellezza ...
Non resta allora che sperare che all'inizio del XXI secolo qualcuno abbia finalmente il coraggio di capovolgere il delirio inizio XX secolo di Marinetti ... e di inforcare una bicicletta (non dimenticate: questa pagine fa parte dell'Elogio della Bicicletta)