Santa Sofia, Pedemonte nel comune di San Pietro in Cariano, frazione di Pedemonte, Santa Sofia, provincia di Verona, 105 m s.l.m. (stazione ferroviaria a Domegliara 5 km a Ovest, o a Verona 11 km a SE).

In bici la villa è raggiungibile dalla ciclabile dell'Adige o direttamente da Chievo, frazione di Verona, passando il ponte sull'Adige, proseguendo per il lungadige Attiraglio fino al paese di Parona; di qui si prende la via Valpolicella poi via Ca' Dede fino alla frazione di Pedemonte, dove si vede prima l'ingresso principale della villa sempre chiuso, poi in fondo ad una traversa sulla destra le cantine Santa Sofia, attualmente unico accesso alla villa; può essere visitata solo con visita guidata e solo in due domeniche all'anno, a maggio e novembre.


Questa è forse la villa più anomala, singolare e nascosta di Andrea Palladio; è l'unica in provincia di Verona, l'unica ad avere al centro non l'edificio padronale, ma il vuoto di un cortile, unica ad usare colonne di pietra grezza.

Fu il conte Marc'Antonio Serego(*) a commissionare la villa probabilmente tra il 1552, quando entrò in possesso della villa, e il 1565.

Il progetto palladiano era grandioso e prevedeva, forse sul modello della casa romana, un grande cortile al centro circondato da un doppio porticato a piano terra e al primo piano; di particolare interesse ed impatto visivo le colonne, assolutamente singolari per l'aspetto non rifinito(*) e per la divisione in blocchi orizzontali.

Di questo progetto fu realizzata la metà settentrionale del porticato (a sinistra nel disegno) poi i lavori furono sospesi probabilmente per mancanza di fondi e l'intero complesso cadde in rovina; nell'Ottocento la villa fu restaurata completando la metà realizzata e aggiungendo edifici di servizio.

Oggi la parte padronale della villa e il parco sono di proprietà privata e non visitabili, e praticamente invisibili per gli alti muri che circondano il complesso, mentre gli edifici a nord ovest ospitano l'azienda vinicola Santa Sofia che produce vini di pregio tipici della zona: Amarone, Recioto, Valpolicella.

Nei testi latini dell'epoca il cognome è scritto “Saerego” e da questo sono derivate le due varianti italiane: Sarego e Serego. Nel secondo libro dell'Architettura il Palladio usa la prima, ma in seguito la famiglia usò la variante Serego; e dopo il matrimonio di Marc'Antonio con Ginevra Alighieri, discendente di Dante, prese il nome di Serego Alighieri o Serego degli Alighieri. X
A commento del progetto riportato nel II libro Palladio scrive “le colonne sono di ordine ionico, fatte di pietre non polite, come pare che ricerchi la villa, alla quale si convengono le cose più tosto semplici e schiette che delicate.X